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Note del direttore artistico

di Gabriele Salvatores


La direzione artistica della serie Quo Vadis, Baby? è stata per me un'esperienza nuova, in cui quello che più mi premeva era riuscire a non alterare l'essenza del personaggio centrale oltre ad inserire nelle sceneggiature temi e storie nuove. Allo stesso tempo mi sembrava fondamentale conservare lo sguardo personale e la visione del mondo di Guido Chiesa, collega che conosco e stimo da tempo.
Tra me e lui c'è stata una sorta di simbolico passaggio di testimone, ho idealmente consegnato il mondo di Giorgia a Guido perché lo facesse suo. Ho cercato di essere presenta ma sempre "a distanza", perché  da regista ho grande rispetto per  la  sensibilità degli autori.

Ho voluto però girare personalmente le parti musicali,  perché mi piaceva lasciare una traccia, un segno dall'interno. E ho voluto anche curare la scelta delle musiche (che considero un aspetto assolutamente fondamentale del mio lavoro) e l'impostazione del discorso visivo che poi ho lasciato nelle mani di Guido, con cui c'è stato da subito grande accordo anche sull'utilizzo della macchina a mano più mobile possibile.
Ciò che trovo molto stimolante è l'idea di base di Quo vadis, Baby? e la grande opportunità che mi pare offrire, ossia far incontrare tv e cinema creando qualcosa di davvero nuovo.

SKY ha reso possibile questo, prendendo a esempio alcune serie tv americane, interessanti anche più di tanto cinema, e che mostrano come sia possibile innestare il racconto "cinematografico" su una durata maggiore. La sperimentazione più interessante sta infatti nella lunghezza del racconto, tale da permettere al pubblico di sviluppare link, riflessioni e approfondimenti.
Così il linguaggio cinematografico  può cambiare davvero, applicato a questa struttura può dare opportunità mai sperimentate finora e quello che ne viene fuori è nuovo codice sia narrativo sia tecnico. [...]

Qui c'è tutta la carica innovativa del progetto della serie Quo Vadis, Baby? nel suo affrontare temi e proporre personaggi che costringono gli spettatori a mettere in campo la testa e  il cuore. Sono convinto che il regista abbia il dovere di stare un passo più avanti di ciò che il pubblico si aspetta, senza andare oltre ma facendo in modo che la televisione diventi un affascinante terreno di sperimentazione per trovare nuove storie da raccontare.
Questo va a beneficio del  cinema italiano il cui star system è una sorta di ambiente "chiuso" , diversamente dagli USA dove c'è maggiore flusso di attori tra il grande e il piccolo schermo. Una serie tv com'è Quo Vadis, Baby? forte di personaggi reali e non costruiti, può aprire la strada cinematografica a nuovi attori. Una sorta di inversione di tendenza molto interessante  che ha  il doppio vantaggio di portare volti nuovi nelle produzioni cinematografiche e offrire nuove prospettive a validi interpreti. [...]

Guardo quello che abbiamo realizzato e mi piace pensare che non resti un discorso chiuso ma una prospettiva  sperimentale che può essere integrata e migliorata ancora come fosse un segno che abbiamo voluto lasciare e che qualcuno potrà riprendere


Intervista a Gabriele Salvatores, direttore artistico di QUO VADIS, BABY? LA SERIE , raccolta dall'Ufficio Stampa SKY